SCULTURE
L’interesse di Alberico Verzoletto verso la scultura nasce addirittura prima della pittura: nemmeno maggiorenne – nella prima metà degli anni Cinquanta – l’artista si avvicina alla tecnica dell’intaglio su legno, il suo primo banco di prova artistico. Le sue figure hanno la fragile ieraticità dei lari etruschi, ma presto si manifesta un doppio registro personale: da un lato un intimo esistenzialismo dai toni accorati, incarnato da uomini e donne sospesi in un’atmosfera di inquieta incertezza. Dall’altro, ecco accendersi la viva fantasia dell’artista in una galleria di personaggi surreali e magici, uomini-demoni simili a serpenti o creature animali immaginarie e bizzarre. All’intaglio del legno Verzoletto torna anche negli anni della maturità, alternandolo a lavori in terracotta: vi si coglie il gusto tattile per la levigatezza formale e una ricerca plastica che si esprime attraverso linee morbide, ampie e sinuose. Anche i soggetti si fanno più eterei, quasi espressione di idee universali. Non esercizio né semplice divertissement, queste opere aiutano a comprendere la vastità e profondità dell’ispirazione artistica dell’autore, definendo in modo inequivocabile lo spessore di un autentico protagonista della seconda metà del Novecento italiano.
Gian Piero Rabuffi