ALBERICO VERZOLETTO: Biografia dell'artista

Alberico Verzoletto nasce nella frazione Botto di Trivero il 20 dicembre1935. Frequenta le scuole elementari a Botto e subito dimostra una spiccata dote naturale per l’arte in generale.
I compagni di classe ricordano ancora oggi come si prestava ad aiutarli nell’esecuzione dei compiti di disegno loro assegnati.
Il padre Italo, uomo laborioso e intraprendente, muore quando Alberico ha solo 9 anni, per un’affezione ai polmoni contratta in guerra. La mamma Egle, malata di cuore, lo lascia orfano a 19 anni. Per il ragazzo è un periodo di dolore, oltre che di notevoli difficoltà economiche tanto da doversi mantenere svolgendo lavori pesanti, divenendo infine garzone per un muratore. Più tardi rifiuta un impiego da postino e accetta invece di essere assunto come operaio presso il Lanificio Zegna. La sua famiglia è a quell’epoca rappresentata da un gruppo di amici (Elio e Luciano, ancora viventi; Tarcisio, morto giovane) che lo sostiene fisicamente, oltre che moralmente, invitandolo spesso a pranzo e cena e coinvolgendolo in uscite avventurose. Gli amici raccontano ancora del giorno, ai tempi del servizio militare, in cui decisero di andare a vedere per la prima volta il mare in bicicletta, oppure di quando si recarono al cinema in Lambretta e Alberico, distratto dalla compagnia femminile, dopo lo spettacolo dimenticò il mezzo fuori dal locale. Il primo della compagnia a potersi permettere un’auto, Elio, è solito trasportare Alberico e le sue tele, rendendo così possibile la partecipazione alle prime mostre.

Nel 1955 la vita del giovane autodidatta giunge a una svolta: conosce Alvaro Rossetti, pittore esperto appena tornato da un soggiorno a Parigi, che lo affascina riferendogli delle avanguardie artistiche e lo invita a cimentarsi con le nuove tecniche pittoriche. Nel volgere di pochi mesi commenta gli sforzi dell’allievo con queste parole: «L’alunno ha superato il maestro e adesso cammina da solo». Da quel momento Alberico sa che lo scopo della sua vita è quello di dedicarsi all’Arte e comincia a partecipare a tutte le mostre collettive e a tutti i concorsi locali e nazionali di cui viene a conoscenza, ottenendo premi importanti. Tra questi, quello consegnatogli a Roma in occasione del concorso “L’uomo e la macchina“, indetto dal Ministero del Lavoro; in quell’occasione viene tra l’altro ricevuto da papa Giovanni XXIII. Con l’opera “Trattore” nel 1967 vince il Premio Sulmona delle Arti.

Gli anni ’60 e ’70 sono caratterizzati da un’intensa produzione artistica e dall’adesione a numerosissimi eventi culturali come mostre personali e collettive, concorsi, concerti.

Conoscendo Giancarla Mazza la sua vita cambia di nuovo: si sposano nel giro di pochi mesi, il 13 febbraio 1971, e la loro unione viene allietata dalla nascita di Maria Egle, il 26 dicembre dello stesso anno. La moglie racconta che non era facile vivere con un uomo così introverso e taciturno, totalmente assorbito dalla ricerca artistica, capace tuttavia di slanci d’affetto improvvisi. Giancarla ricorda che Alberico la rendeva partecipe dei suoi interessi: leggeva moltissimo e spesso lasciava un libro aperto sul tavolo, invitandola poi a confrontarsi con lui sull’argomento trattato dall’autore.

Tra Alberico e la figlia s’instaura una notevole intesa personale e artistica che influenza la produzione pittorica di quel periodo, caratterizzata da una tavolozza solare e serena. Anche Egle dimostra inclinazioni artistiche, soprattutto nel campo della scultura, che la portano a frequentare prima il liceo artistico di Biella e poi l’accademia di belle arti di Carrara. Negli anni dal 1980 al 1990 Verzoletto lavora ancora nell’industria tessile, facendo il turno di notte per poter dedicare il giorno alla figlia e, soprattutto, alla pittura. Negli anni ’90 il pittore è in pensione e si reca spesso in Toscana per incontrare la figlia, ormai promettente artista, ma anche in Umbria e in Liguria. Dai soggiorni toscani ricava spesso spunti e impressioni che, al ritorno in Piemonte, trasforma in nuove tele. Nel 1996 Egle si reca a Pietra Rubbia per partecipare a un corso di perfezionamento tenuto da Arnaldo Pomodoro; con una sua opera vince il primo premio e l’attestato le viene consegnato a Roma dal presidente della Repubblica. Nel 1997, insieme al padre, aderisce a un progetto espositivo in collaborazione con l’Accademia Albertina di Torino. Negli anni successivi, dopo aver tentato di intraprendere la carriera scolastica, decide di imparare le lingue e di andare a cercare fortuna fuori dall’Italia, prima in Germania e poi alle Isole Canarie, dove tuttora vive. 

La partenza di Egle, intorno al 2000, è un duro colpo per Alberico che diventa sempre più introverso e solitario: la sua tristezza si riflette nei toni cupi delle opere di quel periodo. Già da qualche anno ad Alberico è stato diagnosticato un tumore, operato prima a Torino e poi ad Aosta tra il 1996 e l’anno successivo. Tornato a Trivero, dedica tutte le sue energie fisiche e mentali all’esecuzione della serie di dipinti dedicati ai castagni, presentata alla mostra personale del 1998 a Ponzone. La mostra ottiene un notevole successo di pubblico anche se, per problemi di incomprensione con l’organizzatore, la durata dell’esposizione dura molto meno del previsto, causandogli una grande delusione. La personale “Il Viaggio” viene inaugurata nel 2000. Un nuovo peggioramento della salute gli impedisce di recarsi nella casetta nel bosco di Marone dove è solito dipingere; trasferisce quindi il suo studio a Trivero e continua a lavorare con la tecnica dei pastelli a cera e ad olio, realizzando opere di forte impatto drammatico. L’attività espositiva inevitabilmente rallenta e poi si ferma. L’ultima mostra, “Naturalmente”, allestita a Castagnea nel 2006, viene accolta dal pubblico con notevole interesse. 

Alberico Verzoletto muore il 3 novembre 2010 a Trivero.

Giancarla si trova sola con mille preoccupazioni, ma grazie all’aiuto di alcuni amici le opere vengono fotografate, catalogate e preparate per le mostre postume, allestite a cura del critico Giampiero Rabuffi; lo stesso cura i testi critici di tre progetti editoriali dedicati alla memoria dell’artista.